Rob Coffinshaker è un personaggio che ogni amante della musica gothic dovrebbe conoscere. Questo musicista dall’aspetto vampiresco (pallido, con gli occhiali scuri a coprire perennemente lo sguardo e i neri capelli tirati indietro in puro stile Bela Lugosi) viene dalla Svezia. Al suo progetto più noto, i Coffinshakers, dalle venature gothabilly, horror rock e southern gothic, si è recentemente affiancata una nuova band, i Rob Coffinshaker’s Undergroud Fire. Per il momento il gruppo non ha all’attivo nessun album full lenght, ma una serie di singoli ed EP prodotti tra il 2017 e il 2018, facilmente ascoltabili su Spotify o altre piattaforme similari.
In tutto si tratta di sei brani, presentati con cover dalla grafica minimale, lontana dalle atomosfere creepy dei Coffinshakers. Sei brani che non ci si stancherebbe mai di ascoltare, in stile gothic rock vagamente elettronico, cupo e asciutto (un incrocio tra Sisters Of Mercy e She Wants Revenge), con la splendida e profonda voce di Rob a scandire versi dall’aura apocalittica (“In a a night when black stars rise/a strange moon circle the sky/and tears unshed will dry, and die/as summer ends/summer ends tonight”), con il suo accento nordeuropeo, che lo rende ancora più vampiresco.
Non mancano le venature southern (sulle quali si staglia l’ombra del Man In Black per eccellenza, il leggendario Johnny Cash) tanto care al frontman scandinavo, che descrive così gli Underground Fire: “jet black gothic rock’n’roll that married fateful alternative country and has been soaked in kerosene.” Questa descrizione vale più di qualsiasi altra parola, perché coglie perfettamente l’essenza di questi brani, da ascoltare e riascoltare in attesa di un album completo.