Tutti gli appassionati d’arte, in particolare gli amanti dei dipinti magici ed evocativi prodotti dalla Confraternita dei Preraffaeliti, conoscono la figura di Elizabeth Siddal. Questa giovane donna dal volto pallido e delicato e dai lunghissimi, splendidi capelli rossi, oltre ad essere ella stessa poetessa e pittrice, ha prestato il suo sguardo malinconico alla creazione di opere come l'”Ofelia” di John Everett Millais o la “Regina Cordium” del marito Dante Gabriel Rossetti. Il suo nome è legato ad episodi divenuti leggendari: si narra che la modella, posando in una vasca da bagno per Millais, proprio affinché l’artista la potesse raffigurare nei panni della morente Ofelia, abbia contratto una polmonite che ne minò la salute nel corso della sua breve vita. Oppure, poetica e inquietante è la storia della dissepoltura del cadavere di Lizzie, che era stata seppellita con la sua raccolta di poesie. Per recuperare (e pubblicare) quegli scritti, si racconta che lo sfortunato Dante, aperta la bara, avesse rinvenuto il corpo dell’amata intatto, con i capelli rossi, cresciuti a dismisura dopo la sua morte, a ricoprirlo interamente, più belli e folti che mai.
Ancora oggi è possibile visitare, nel Cimitero di Highgate a Londra, la tomba di Lizzie Siddal. La sua tragica storia (come noto, l’artista morì suicida, pochi mesi dopo aver partorito la sua prima e unica figlia, nata morta) è stata fonte di ispirazione di numerosi libri, film, serie TV e graphic novel. “Lizzie”, di Eva Wanjek, è un romanzo triste e commovente, che si differenzia dalle precedenti opere dedicate alla modella dai capelli rossi, in quanto ne esplora il lato umano, più che la figura leggendaria ammantata di romanticismo. Ne viene fuori un’opera profondamente triste, che narra la storia di una donna depressa e dedita all’uso di droghe, di un rapporto d’amore distruttivo e doloroso, costellato di tradimenti e di un’anima troppo fragile per sopportare le terrene vicissitudini. Una storia molto più realistica di ciò che ci si aspetterebbe, dal tragico epilogo, nel quale si fa strada anche un’ipotesi sulla morte di Elizabeth che coinvolge l’agente di Rossetti, il losco Charles Augustus Howell. La storia è spesso narrata dal punto di vista di Elizabeth, i cui pensieri devastati dalla tristezza ne evidenziano l’attitudine profondamente pessimista, che ne distrugge il talento, divorandola fino alla tragica morte. “Lizzie” è un romanzo che vale la pena leggere, proprio per il suo crudo realismo, per ricordare sempre quale sofferenza spesso sia celata dietro un’attitudine e un talento artistici.